
STAMPA, MEDIA E MEMORIA
TECNOLOGIE DEI PROCESSI DI PRODUZIONE
Il periodo dal 1946 al 1975 è conosciuto come L'età dell'oro, segnato da un intenso boom economico nei paesi industrializzati, iniziato dopo la Seconda guerra mondiale. Questo sviluppo è stato favorito da diverse condizioni, tra cui la produzione di massa tramite la catena di montaggio, che ha reso i beni più accessibili. Sono state implementate politiche di piano statali per promuovere investimenti e gestire le risorse, e le teorie keynesiane hanno integrato economia di mercato e pianificazione pubblica per garantire occupazione e una distribuzione più equa dei redditi. Il petrolio è diventato la principale fonte di energia a basso costo, e il tasso di disoccupazione è sceso intorno al 2%, accompagnato da stabilità monetaria e inflazione contenuta. Nel dopoguerra, le campagne subirono una significativa trasformazione grazie all'uso di concimi chimici, pesticidi e nuove tecnologie, sostituendo il modello agricolo tradizionale con uno orientato alla massimizzazione della produzione. Questo periodo segnò l'inizio della rivoluzione dei consumi, con una diffusione di beni durevoli come automobili ed elettrodomestici, che modificarono radicalmente il tenore di vita degli abitanti dell'Ovest. La popolazione mondiale crebbe rapidamente, accompagnata da un aumento della vita media grazie a migliori condizioni sanitarie e igieniche. Questo fenomeno, noto come baby boom, contribuì allo sviluppo economico e alla crescente domanda di beni durevoli, abitazioni e servizi come asili, scuole e ospedali. In questo clima di ripresa dopo la Seconda guerra mondiale, sembrava quasi impossibile che potessero verificarsi attentati, ma il 12 dicembre 1969 ci fu un attentato alla Banca dell'Agricoltura in Piazza Fontana.
LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA DEL 12 DICEMBRE 1969
La notizia della strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 è stata divulgata ai cittadini attraverso:
- I quotidiani, una pubblicazione informativa che esce almeno con cinque numeri alla settimana. In particolare quelli nazionali come Corriere della Sera, La Repubblica e Il Giorno, riportarono le notizie dell'attentato nelle edizioni del 13 dicembre. I giornali locali di Milano, come Il Giorno e Corriere di Milano, offrirono reportage più dettagliati sugli eventi. Le prime notizie furono confuse e poco precise, ma man mano che la situazione si sviluppava, i giornali fornivano informazioni più chiare;
- La radio, una tecnologia elettronica che utilizza la radiazione elettromagnetica, la cui frequenza è al di sotto della luce visibile. La radio, era sotto il controllo della RAI e trasmise notizie in tempo reale, e le stazioni locali fornirono ulteriori dettagli;
- La televisione, apparecchio ricevitore audio-video usato per la fruizione del servizio della televisione. La RAI , che all'epoca era l'unico canale televisivo nazionale, trasmise le prime notizie sulla strage durante il pomeriggio e la sera.
Le esplosioni quel giorno furono quattro: una a Milano e tre a Roma (una quinta bomba fu trovata inesplosa a Milano in piazza della Scala). L'unica a uccidere delle persone fu quella avvenuta intorno alle 16.37 nella sala principale della Banca dell'Agricoltura di piazza Fontana, dove decine di agricoltori si erano trattenuti oltre l'orario di chiusura per depositare i loro guadagni di giornata.

La bomba era costituita da sette chili di tritolo chiusi in una scatola di metallo all'interno di una valigia in pelle. La sala della banca, dall'alto soffitto a cupola, fu devastata dall'esplosione. Diciassette persone furono uccise, di cui 13 sul colpo. Altre 90 rimasero ferite dalle schegge e dalla potente onda d'urto. Seguirono altre due esplosioni, all'Altare della Patria e di fronte all'ingresso del museo del Risorgimento. Era l'attacco armato più esteso e violento dalla fine della guerra. La strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 suscitò immediatamente reazioni politiche divise.

La sinistra, specialmente quella extraparlamentare, accusò gli estremisti neofascisti, sospettando una connivenza con settori deviati delle istituzioni per scatenare paura e favorire il voto per i partiti di centro e destra. La sinistra vide la strage come un evento che avrebbe spinto molti a radicalizzarsi. I partiti di centro, inizialmente cauti, si orientarono verso la pista anarchica, ma senza prove concrete. La morte di Giuseppe Pinelli, un anarchico arrestato e interrogato, alimentò ulteriori polemiche, con alcuni che sospettavano un suicidio per coprire le cause della sua morte. L'indagine inizialmente si concentrò sugli anarchici, tra cui Pietro Valpreda, ma con il passare del tempo emerse la pista neofascista. Giovanni Ventura e Franco Freda, membri di "Ordine Nuovo", furono sospettati dopo alcune dichiarazioni ambigue. Le indagini su di loro furono ostacolate da depistaggi, inclusi interventi del SID, il servizio segreto italiano. Dopo anni di incertezze e ritardi, nel 1972 Freda e Ventura furono arrestati, ma il processo si svolse in modo caotico e Tormente. Nel 1979, la Corte d'Assise di Catanzaro condannò Freda e Ventura per strage, ma assolvendo gli anarchici. Tuttavia, nel 1981 la sentenza fu ribaltata in appello e nel 1987 la Cassazione confermò l'assoluzione per insufficienza di prove. Nuove indagini nel 1994, dopo le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, portarono ad un ulteriore processo, ma anche in questo caso, nel 2005, gli imputati furono assolti. La Cassazione riconobbe però il coinvolgimento di Freda e Ventura nell'organizzazione della strage, pur non potendo processarli nuovamente a causa della Prescrizione. I processi su piazza Fontana hanno rivelato numerosi errori, ostacoli e depistaggi, mostrando come le istituzioni, tra cui la polizia e i servizi segreti, abbiano cercato di gestire la vicenda in modi ambigui e oscuri. La verità completa su chi fosse responsabile della strage rimane difficile da stabilire, anche se le inchieste hanno offerto una panoramica complessa degli eventi.
